Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è tornato a parlare del delitto di Garlasco e l’ipotesi che possano essere commessi altri errori.
Si era già pronunciato in precedenza sul delitto di Garlasco facendo scatenare diversi personaggi che lo hanno criticato. Ora, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è tornato sul tema a ‘Porta a Porta’ con Bruno Vespa, specificando meglio alcune sue affermazioni e delineando un quadro importante sulla vicenda giudiziaria di cui tutta Italia parla.

Delitto di Garlasco: Nordio e il percorso della Giustizia
Intervenuto a ‘Porta a Porta’ su Rai 1 con Bruno Vespa, Carlo Nordio, come anticipato, ha detto la sua sul giallo del delitto di Garlasco. Il caso di cronaca sta facendo molto discutere anche per via degli errori nelle indagini e le questioni legati all’ipotesi corruzione di alcuni esponenti della Giustizia che, all’epoca dei fatti, si erano mossi sul caso.
“Non è mai abbastanza tardi per rimediare a un errore giudiziario, mentre per trovare un responsabile di un reato commesso molti anni addietro le indagini sono molto difficili”, ha detto Nordio. “Addirittura, passato un certo periodo di tempo, così come c’è la prescrizione bisogna anche rendersi conto che la giustizia non è più in grado di ricostruire la verità”.
Il rischio del “doppio errore”: cosa può succedere
Secondo il Ministro ci “troviamo di fronte a una situazione paradossale: o è vera la prima indagine, e allora in questo secondo momento c’è una persona che sta subendo un’indaginessima in termini umani, finanziari e di immagine che gli rovinerà la vita, oppure quel poveretto che è stato incarcerato per 10 anni, nell’ipotesi appunto che sia innocente, ha subito un’ingiustizia colossale”, ha detto Nordio. “Se fossero sbagliate entrambe le ipotesi ci troveremo davanti a un doppio errore giudiziario di cui alla fine nessuno risponderà”, ha dichiarato.
Secondo il Ministro “è sempre necessario rivedere un processo dove c’è una persona condannata se emergono nuove prove che dimostrano la sua innocenza. Ricostruire invece la responsabilità di una persona dopo vent’anni o trent’anni da un evento delittuoso è cosa estremamente difficile, soprattutto se sulla base di provare per esempi chimici, biologici o come quella del dna che non sono di facilissima ricostruzione. E infatti mi sembra che in questo momento la questione sia abbastanza ferma”.